mercoledì 27 aprile 2016

Esprit de l'escalier

"Esprit de l'escalier" è un'espressione inventata dal filosofo Diderot che identifica il sentimento che si prova, quando, in seguito ad una discussione con qualcuno, la giusta risposta da dare sovviene in ritardo, quando ormai si è sulla scala per andar via.

La disperazione in fondo alla scala, per la discussione non condotta fino alla fine, per non essere stata capita. Ai piedi una maschera di pirandelliana memoria, quella dell'Esclusa che viene riaccettata in società solo quando si piega alla maschera che gli altri hanno scelto per lei.


Una maschera anche dionisiaca, la maschera degli eccessi, del divertimento. Una maschera caduta dal volto, abbandonata in un momento di solitudine.


sabato 23 aprile 2016

Un'ottima bugiarda

Mentiva, sapevo che mentiva. Perché Livia era una perfetta bugiarda, ma non per me.
(Fotografie in Re Maggiore)

(Un'ottima bugiarda - C.Bresolin - china su carta)

venerdì 15 aprile 2016

Lucifernum

Nel romanzo Fotografie in Re Maggiore, Mattia porta Livia in un locale: Retsin's Lucifernum.
Il Lucifernum è un locale esistente, ma non a Roma, non in Italia, a Bruges. 
In questo locale si servono esclusivamente cocktail al Rhum (per chi proprio non si adatta al rhum, c'è sempre la birra e l'acqua). È un ambiente eccentrico dove si parla dal francese all'inglese, dallo spagnolo al portoghese, il neerlandese (la lingua del luogo) è forse quella meno parlata.
Nelle foto qui in basso, una serata danzante improvvisata con musica dal vivo e dei viaggiatori approdati da lontano...

 

  

Livia e Mattia al Lucifernum

Ci dirigevamo verso un comunissimo palazzo bianco, un portone di legno nero vagamente scrostato, al lato di questo portone un cartello nero con una scritta bianca “Infernum”. Iniziai a chiedermi dove mi stesse portando.
Mattia suonò il campanello dal trillo antico del portone. Aprì un ragazzo di colore in giacca e cravatta, ci accolse spiegandoci in inglese che il biglietto d’ingresso costava cinque euro con consumazione inclusa.
Entrammo in quella che mi sembrava una vecchia casa, passamo per un corridoio vagamente illuminato. Qualche sedia imbottita di velluto, un candelabro, quadri e statue. Mattia si aggirava in quel posto con sicurezza, imboccammo una porta a sinistra di quel labirintico edificio, delle scale e qui un altro cerbero: un uomo maturo dai capelli neri e grigi, gli occhi sottili con un’espressione egocentrica, le labbra strette in un sorriso tra il cortese e l’ironico. Salutò Mattia in francese come se fosse un suo vecchio amico, mi presentò… mi presentò come una sua amica. L’uomo mi sorrise ammiccante, quasi come se sapesse cosa stava accadendo nella mia vita negli ultimi giorni. Ancora un corridoio, qualche scalino, senza preavviso mi ritrovai in una sala piuttosto affollata, piccoli tavolini in ferro battuto, candele, un pianoforte suonato da un vecchio col cappello dalla voce rauca e gridata.
Ci sedemmo a un tavolino presso una finestra; fuori c’era un giardino con piante e statue.
Un’atmosfera decadente ovunque, un’idea di sacro e profano o forse di profano consacrato da un folle: c’erano candele, una statua della Madonna, le pareti avana ricoperte di quadri con mezzibusti di sensuali donne con nient’altro addosso che intense espressioni; al di sopra del bancone teste di gesso di personaggi famosi, alcuni veri, altri fittizi, tra loro Chaplin e Dracula.
Presi il menù dei cocktail, non più di una decina di drink, solo a base di rhum, riconobbi solo il mohito e il cuba libre, gli altri erano tutti long drink. Mi attirò il Choco–Rhum.
Le cameriere parlavano tra di loro in spagnolo e dovevano faticare per passare con i vassoi tra i tavolini ammassati. Nonostante l’insolita atmosfera non mi sentivo a disagio, al contrario c’era un certo clima di allegra esaltazione. L’aria del posto era colorata di granato, d’ambra.
Inabissata nell’osservare il posto, solo all’arrivo i nostri cocktail riemersi dal mio sogno.
(Fotografie in Re Maggiore)

lunedì 11 aprile 2016

Love is...

Tra me e Andrea un sottile filo, come quello di una ragnatela, ma più forte, tanto che non poteva esser distrutto da nessuna persona o circostanza.
Il vino nei bicchieri illuminava la conversazione. Un sorso destò la mia bocca:
– Penso che gli amori più intensi siano quelli mai esistiti, quelli inventati, nella letteratura, da un dipinto, dal cinema o che so io –
– Quelli che non esistono. Quelli che finiscono all’inizio, all’apice: non sapremo mai se Darcy dopo cinque anni abbia provato solo affetto per Lizzie, quindi per noi rimarrà sempre intenso e senza fine –
– Già, in qualche modo per noi è perfetto così. O Heathclieff e Cathy, insomma, non sono mai stati uniti, ma il loro amore è per sempre –
– Con una vita e un finale così allegro! –
– Ma forse per certi versi ancora invidiabile –
– In questo caso preferisco pensare a Lizzie e Darcy, qualcosa di meno tormentato –
– Baby, when it's love if it's not rough it isn't fun –
(Fotografie in Re Maggiore)


giovedì 7 aprile 2016

Primavera animata

Perché, se si potesse morire d’imbarazzo, io ne sarei certamente una vittima...
(Fotografie in Re Maggiore)

(Incipit - C. Bresolin - China su carta)
In una primavera animata da pagine e parole sboccia la promozione sugli ebook di Lettere Animate.