– Ancora non capisco perché stiamo andando a
questa stupida cena! –
La cena da Daniele, un nostro vecchio amico,
ma non troppo amico. L'avevamo frequentato ai tempi dell'università per qualche
anno, ma l'avevo sempre trovato appiccicoso. Simpatico come una gomma da
masticare attaccata ai capelli.
– Mi spiace di averti incastrata in questa
serata. Non ho veramente saputo uscirne –
– Ti vorrei uccidere –
– L'omicidio
è sempre un errore: non si dovrebbe mai fare niente di cui non si possa parlare
dopo cena –
– Se abbiamo perso di vista Daniele c’è un
motivo. Ti ricordi quanto parla? Ininterrottamente! –
– Hai ragione –
– No. Mi dai ragione, ma sono certa che non lo
ricordi bene, altrimenti avresti trovato una buona scusa, qualcosa tipo “Elisa
è morta e le ho promesso in punto di morte di non uscire i giorni pari dopo le cinque”
–
– Chi ti scrive queste scuse? –
Livia parcheggiò, facendo stridere la ruota contro il
marciapiede.
– È solo una cena. Ci sediamo lontane da
Daniele, mangiamo qualcosa e poco dopo aver finito di cenare ce ne andiamo con
la scusa che domani mattina devi alzarti presto per cose tipo inventario –
– Ok, ma prima appuriamo l’eventualità di un
dolce e quale –
– Perfetto!
(Fotografie in Re Maggiore)
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