martedì 16 febbraio 2016

Cene e omicidi

L'omicidio è sempre un errore: non si deve mai fare niente di cui non si possa poi parlare dopo cena. O. Wilde


– Ancora non capisco perché stiamo andando a questa stupida cena! –
La cena da Daniele, un nostro vecchio amico, ma non troppo amico. L'avevamo frequentato ai tempi dell'università per qualche anno, ma l'avevo sempre trovato appiccicoso. Simpatico come una gomma da masticare attaccata ai capelli.
– Mi spiace di averti incastrata in questa serata. Non ho veramente saputo uscirne –
– Ti vorrei uccidere –
L'omicidio è sempre un errore: non si dovrebbe mai fare niente di cui non si possa parlare dopo cena
– Se abbiamo perso di vista Daniele c’è un motivo. Ti ricordi quanto parla? Ininterrottamente! –
– Hai ragione –
– No. Mi dai ragione, ma sono certa che non lo ricordi bene, altrimenti avresti trovato una buona scusa, qualcosa tipo “Elisa è morta e le ho promesso in punto di morte di non uscire i giorni pari dopo le cinque” –
– Chi ti scrive queste scuse? –
Livia parcheggiò, facendo stridere la ruota contro il marciapiede.
– È solo una cena. Ci sediamo lontane da Daniele, mangiamo qualcosa e poco dopo aver finito di cenare ce ne andiamo con la scusa che domani mattina devi alzarti presto per cose tipo inventario –
– Ok, ma prima appuriamo l’eventualità di un dolce e quale –
– Perfetto! 
(Fotografie in Re Maggiore)

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