venerdì 23 dicembre 2016

Incontro Firmacopie

24 dicembre - Incontro firmacopie dalle 10 alle 15
Centro commerciale Porta di Roma - Kukkuma Caffè

È sempre bello incontrarsi con un amante della lettura e domani potrebbe essere l’occasione giusta!


lunedì 19 dicembre 2016

Regali di Natale

Non importa quanto spesso ci si veda con alcune persone: quando si avvicina il periodo di Natale c'è quest'istinto di dover fare un inventario dei propri conoscenti, amici e parenti... e poi cene fra colleghi, cene fra amici... super cene in famiglia.
Ed io e Livia non eravamo certo da meno, anche noi eravamo contagiate da quel morbo che non ti lascia una sola serata libera e che ti costringe a stipare persino più di un impegno al giorno: aperitivo con Tizio alle 19,00, appuntamento con Caio per cena alle 20,30 e dopocena alle 23 con Sempronio.
Era forse una sorta di allenamento per lo stomaco per quelli che sarebbero stati i cenoni familiari?
Senza parlare degli stupidi e insulsi presenti che vengono scambiati. Presenti, non regali: candele e banali oggetti di decorazione per la casa comprati a manciate senza un criterio studiato.
(Fotografie in Re Maggiore)




mercoledì 30 novembre 2016

Lui il dolce non lo prende mai - di Ileana Moriconi

Foto di Alessia Damiani
Parole di altri è una nuova rubrica dove ospito racconti di altri scrittori.
Il primo racconto che accolgo è di Ileana Moriconi, una scrittrice che prende parte al progetto Spazinclusi, un collettivo di scrittura e condivisione:
 http://www.spazinclusi.org/chi-siamo/



Devo essere bella. Appena mi vedrà dovrà pensare che in confronto a me le altre donne della sala scompaiano. Non può non pensarlo.
Sono qui, su questa nave, per lui e probabilmente anche lui è qui per me. Dev’essere sicuramente così. Certo, dall’ultima volta che ci siamo visti ne è passato di tempo. Sessantacinque lunghissime ore di distanza. Un incubo.
Molte volte ho avuto la tentazione di chiamarlo e spesso ho ceduto. Il telefono squillava, per due, tre, quattro, cinque, dieci volte, poi la sua voce si affacciava nella mia mente e io restavo come paralizzata. Riattaccavo. Cosa potevo dirgli? Avevo il vuoto nella testa, qualunque possibile frase sembrava dissolversi nella sua banalità.
E questa era la parte migliore. Poi c’erano tutte le telefonate in cui lui non rispondeva. E allora sì che era dura. L’eco sordo e artificiale che si ripeteva, ancora e ancora, esattamente per tredici volte, numero massimo oltre il quale il telefono si arrende.
Io no. In quei casi restavo in attesa che mi richiamasse, sempre invano. Ma io so il perché, è semplice. Lui non può richiamarmi altrimenti lei lo scoprirebbe. Lei. Quella donna insignificante con cui passa le giornate, tutte uguali, per non parlare delle serate. Come stupirsi che lui voglia di più! È stato fortunato, ha trovato me.
Io gli do le attenzioni di cui ha bisogno un uomo del suo spessore, non gli faccio mancare niente. Però dobbiamo stare attenti, soprattutto lui. Sono certa che più di una volta lei lo abbia scoperto e lo abbia costretto a rispondere ai miei messaggi con frasi assurde. Come quella notte: mi svegliai di colpo e d’istinto gli scrissi un messaggio con il cellulare.
“Ti ho sognato, è stato un incubo. L’idea di perderti mi tormenta. Ti amo”.
La sua risposta mi sorprese. “Smetti di scrivermi o ti denuncio”.
Poi capii. Era stata lei. Aveva sentito il cellulare squillare, glielo aveva strappato dalle mani con i suoi modi da arpia, e aveva risposto al messaggio.
Ma è un’illusa se pensa basti così poco a scoraggiarmi. Infatti, da quella notte, io e lui continuiamo a sentirci di nascosto. Lui mi ama attraverso il suo modo di rispondere al telefono, con quella dolcezza nella voce che traspare ad ogni “Chi è?”, ripetendolo più volte nella segreta speranza di ottenere una risposta. Ma nei nostri silenzi c’è molto più dello squallore delle parole. Le frasi, le domande, le risposte, tra noi non servono. È inutile parlarci, basta molto meno per capirci. Lui legge i miei messaggi, io lo so, e posso immaginare i sorrisi che gli provocano e che cerca di reprimere per proteggermi.
Perché lui mi ama, e se continua a portare avanti questa farsa con lei è solo per difendere me e il mio mondo.
Ma su questa nave lei non c’è. E oggi lui potrà essere solo mio.
Sta mangiando insieme ad alcuni amici e io continuo a osservarlo. Fa finta di niente, sta cercando di mantenere le apparenze. Di sicuro i suoi amici conoscono anche lei e sarebbe pericoloso uscire allo scoperto proprio adesso. È furbo, riesce a evitare persino di guardare nella mia direzione. Io non ne sono capace e continuo a fissarlo.
Ammiro il suo buon gusto in fatto di scelte in cucina – come in tutto il resto – e mi lascio guidare da lui per le ordinazioni. Come antipasto ha chiesto al cameriere un’insalata di mare. Ottima scelta, la prendo anch’io. Mangio lentamente per non finire prima di lui. Lo aspetto, sceglieremo insieme. Ecco, ha finito. Chiama il cameriere e cerco di capire cosa gli chieda dal movimento delle labbra. Una coppia, in cerca del proprio tavolo, attraversando la sala mi copre la visuale e Federico scompare. È un istante ma sembra durare un’eternità. Gli orologi si fermano e la musica tace, portando con sé le luci della sala e l’eleganza trasudata dalla nave in festa. Il mio cuore al contrario accelera, vorrebbe superare con rapidità questo momento ma il tempo è nemico e stenta a rimettersi in moto. Finalmente la coppia si siede e riesco a respirare di nuovo, mentre la nave torna a brillare e la musica riparte insieme al ticchettio degli orologi.
Per calmarmi del tutto ho bisogno di bere. Mi sembra una buona mossa su ogni fronte, mi farà guadagnare tempo mentre gli arriva il primo piatto e io lo possa ordinare. Scommetto che avrà scelto il suo preferito, risotto alla crema di scampi. Lo conosco troppo bene.
Arriva il risotto, come previsto, con lui non sbaglio mai. Del resto è anche il mio piatto preferito da quando lo conosco e lo ordino al cameriere. Il ragazzo accanto a me cerca di coinvolgermi nella conversazione intavolata con gli altri ospiti, ma io rispondo a monosillabi sperando che si arrenda. Sono troppo concentrata su Federico, non voglio perdermi niente. Non so cosa prenderà per secondo e non mi vengono pronostici. E se lo conoscessi meno di quanto creda? Devo rimediare. D’ora in poi, ogni volta che pranzeremo insieme, potrei fargli delle foto. Da questa distanza, quella scelta di solito per sentirci sicuri, dovrebbero venire bene. Potrei cominciare da subito. O forse no, se i suoi amici se ne accorgessero rovinerei tutto proprio ora.
Il cameriere gli porta una grigliata mista. Hanno ordinato tutti insieme e la dividono. Anche se l’avessi fotografato questa informazione non mi sarebbe servita, ho fatto bene a evitare il rischio.
Ora mancano solo il caffè e un amaro. Dopo potremo uscire fuori a prendere una boccata d’aria, tanto lui il dolce non lo prende mai.
Lo precedo fuori dalla sala ristorante, faccio due passi da sola prima che lui mi raggiunga. Mi godo l’aria fresca sulla pelle, il lento scorrere della nave sulle onde, tenendo d’occhio l’accesso al ponte. Oggi il mare sembra essere indeciso. È agitato ma non abbastanza da diventare mosso. Le ripetute onde lo increspano senza mai arrivare a smuoverlo davvero. La superficie appare accarezzata dal vento mentre chissà quali incontri di correnti nasconde. È una distesa in cui ogni onda segue la sua simile e a sua volta viene seguita, muovendosi con metodo, senza mai riuscire a incontrarsi.
Sento un urto e qualcosa mi cade.
“Mi scusi” mi dice, raccogliendomi la borsetta.
Lo guardo e tornano la paralisi e la bocca secca. Il mare mi ha distratta per un attimo dall’obiettivo. Mi sforzo.
“Non preoccuparti”. È tutto quello che riesco a dire, prima di voltarmi di nuovo verso quel mare che è l’unico a sapermi fare compagnia.
Mi ha parlato. In codice, certo. Eravamo soli ma non si sa mai. Federico ci tiene a salvare le apparenze. Vuole proteggermi, per lui è la cosa più importante.
Però mi ha parlato. Sorrido. Lo sapevo, nemmeno lui riesce a starmi lontano.


In ogni parola di questo racconto ritrovo amore, ossessione e il controllo di essi. L'equilibrio perfetto della forma e dello stile di ogni frase descrivono bene i sentimenti della protagonista, anch'essi in equilibrio, ma solo apparentemente.
Un crescendo d'informazioni in una calma apparente, come quella del mare "agitato ma non abbastanza da diventare mosso"; un racconto che narra una situazione e uno stato d'animo che per il momento sono agitati, ma non ancora mossi.

Per leggere più racconti di Ileana Moriconi, v'invito a visitare il sito di Spazinclusi:
http://www.spazinclusi.org/


lunedì 21 novembre 2016

La gelosia di Elisa

Giulia e Andrea erano seduti vicini all’altro capo del tavolo, ma non distanti da me. Discutevano di calcio, perché Giulia ne sapeva persino di calcio. Lei con un’opinione opposta a quella di Andrea. Una discussione maliziosa, qualche battuta a doppio senso, occhiate ironicamente indignate. Alla fine trovarono un accordo. Lui fece una battuta e lei rise languidamente.
Io li guardai con rabbia in silenzio, fingendo di ascoltare quello che Laura mi diceva.
Non m’importava, avrei solo voluto urlare, piangere o scappare via.
Invece rimasi lì a un metro da loro, seduta a spiarli senza che se ne accorgessero.
Giulia colpì scherzosamente Andrea al braccio.
Iniziarono a parlare di qualcos’altro, di frivolezze che non pensavo potessero interessare Andrea. Il nuovo braccialetto di Giulia con dei campanelli come quelli di un gatto.
Andrea giocherellava con quei ciondoli. Continuava a toccare il polso e la mano di Giulia.
E io continuavo a guardarli.
(Da Fotografie in Re Maggiore)




giovedì 29 settembre 2016

Fotografie in Re Maggiore - in carta e inchiostro

Per quelli che "il libro deve essere di carta":

Ordinabile in tutte le librerie e online, per ora in offerta presso:
Ibs (-5%), Mondadori (-15%)

Per maggiori informazioni riguardo gli ordini online,
contattatemi: Claudia.b.diario@gmail.com


venerdì 23 settembre 2016

mercoledì 21 settembre 2016

In maschera

L'estate è al termine.
Un ballo insieme, Livia e Leo che fingono di essere due conoscenti e nulla più. Una festa in maschera come sfondo per una recita per celare l’amore.

– Balliamo? –

L'orchestra e Summertime in chiave jazz.
Al suono lento della musica ci muovevamo dolcemente, vicini ma senza abbracciarci. La sua mano sul mio fianco, la mia sulla sua spalla, le altre due incrociate tra di noi, a separarci.
Bisbigliò al mio orecchio.
– Sei incantevole. Sono contento che tu sia qui, anche se solo per guardarti –
– Stiamo anche ballando, no? –
– Hai ragione –
– Solo un ballo –
La canzone terminò, e io e Leo ci allontanammo mestamente.
Cercavo Elisa e Andrea, perché Elisa era quella che avrebbe dovuto impedirmi di fare cose come ballare malinconicamente con Leo. Ero ancora stordita.


venerdì 2 settembre 2016

Vento d'estate

A inizio settembre un frammento sull’estate con canzone annessa sembra poco adeguata, eppure la nostalgia che porta settembre è perfetta per questo momento e questa canzone. Perfetta per la malinconia di Livia che in un’afosa giornata lavorativa si ritrova a fuggire dai suoi pensieri:

Guardai le mie mani sporche d’inchiostro per aver tormentato lo scatto di una penna troppe volte. In quell’ufficio faceva troppo caldo.
Mi alzai e accesi la radio.
"Ho lasciato scappar via l’amore".
Aprii la finestra sui tetti di Roma. Improvvisamente la città era troppo grande o forse ero io a essere troppo sola.
"Vento d’estate".


venerdì 5 agosto 2016

Donne, libri e blog - Uno Scaffale di libri - BlogTour #10

L’organizzazione del blogtour per Fotografie in Re maggiore ha fatto nascere questo post di chiusura ospitato dal blog di Siham nel suo blog Uno Scaffale di libri, che non riguarda solo il mio romanzo, ma soprattutto i blog, le blogger coinvolte e quello che ci lega: i libri e l’amore per la lettura.
La lettura e i libri è quello che noi abbiamo in comune, e per noi intendo io, le blogger, voi che state leggendo e in fondo anche le protagoniste di “Fotografie in Re Maggiore”.


Elisa e Livia amano ( e citano) i classici come Jane Austen, Virginia Woolf, Fitzgerald, Hemingway, le sorelle Bronte (soprattutto Elisa), Oscar Wilde (maggiormente Livia) e adorano Mira Graz, una scrittrice di mia invenzione, che immagino un po’ come Banana Yoshimoto e un po’ come Elsa Morante (chissà cosa ne uscirebbe fuori!).
Ecco un piccolo estratto, dove Elisa (chiusa fuori di casa per sbaglio) esprime il suo amore per i libri:

Con le mani nei meandri della borsa.
L’agenda, un pacchetto di fazzoletti, il lucidalabbra, un libro, uno specchietto, la spazzola, un coprispalle, un biglietto della metro di almeno un anno fa. Una caramella mou, gnammy! Niente chiavi.

Mi sedetti a terra davanti alla porta e svuotai con ferocia la borsa sul pianerottolo.
Fra i vari rumori della cascata di oggetti non ci fu quello metallico delle chiavi. Frugai ancora un po’, rivoltai la borsa portando il lato interno all’esterno, ma scoprii solo che dovevo davvero pulire la borsa, trovando polvere, briciole e affini.
Niente.
Mi arresi. Mi appoggiai con la schiena al muro, ma la parete era ruvida e granulosa e i miei capelli ci rimanevano attaccati. Stupido muro!
Guardai l’orologio, Livia non sarebbe tornata prima di un’altra ora.
Quante volte avevamo detto di fare una terza copia delle chiavi e di nasconderle fuori della porta da qualche parte o di darle a qualcuno in caso d’emergenza.
Evidentemente troppo tardi.
Ma avevo il mio libro. Il nuovo libro di Mira Graz, una copia illegale, di contrabbando avuta da Livia, ovviamente avrei comprato il mio bel libro, perché i libri sono sacri e quelli di Mira Graz ancora di più.
Le pagine erano un po’ stropicciate, ma non importava, Livia mi aveva assicurato che avrei adorato l’edizione in arrivo e io la pregustavo già, la vedevo nella nostra libreria, in ordine alfabetico e in gradazione di colore tra gli altri di Mira Graz.
Avevo sete, ma non avevo voglia di uscire di nuovo per comprare qualcosa da bere. Avevo voglia di qualcosa di dolce. Non avrei dovuto mangiare quella caramella con tanta leggerezza… o forse era stata quella a mettermi sete?
Tornai a concentrarmi sulla mia lettura.
Volevo baciare quel libro, ma sarebbe stato troppo anche per me, forse già con l’annusare le pagine mi ero spinta oltre, ma adoravo il profumo dei libri e non avrei potuto farne a meno. Il suono di una pagina voltata lentamente, il profumo di carta, piena, densa. Prima di iniziare a leggere un libro, sbirciarne l’ultima parola e rubargli l’anima.

Penso alle autrici dei blog che molto gentilmente mi hanno permesso di parlarvi di “Fotografie in Re Maggiore”, ognuna di loro non solo dedica il proprio tempo libero alla lettura, ma anche moltissimo impegno a parlare di libri nei loro blog, a recensirli, a consigliarli, a far nascere confronti su letture comuni.

“Non ci sono amicizie più rapide di quelle tra persone che amano gli stessi libri” (Irving Stone)

Questi blog in qualche modo rappresentano un legame tra blogger e follower, perché la lettura può accomunare persone lontane, che nella realtà non si sono mai incontrate; quando si trova qualcuno con la stessa opinione su un libro, sembra di aver ritrovato un vecchio amico.

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro” (Umberto Eco)


Spero che abbiate trovato piacevole seguire il blogtour, che siate forse un po’ curiose di cosa succede a Elisa e Livia visto che ora le conoscete un po’ meglio; che vogliate vivere un po’ delle loro vite.
Quindi, ancora un grazie speciale ai blog che hanno ospitato questo blogtour, grazie a Siham, a Salvia, a Silvia, a Francesca, a Pamela, a Rosa, a Ornella, a Clarissa, a Ilaria, a Clarissa e tutte le lettrici (e lettori) che l’hanno seguito.


Vi auguro una buona lettura... di “Fotografie in Re Maggiore”, dei blog letterari e di mille altri libri.

“Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.”   (Virginia Woolf)

venerdì 15 luglio 2016

Pioggia e bicicletta - Alla scoperta di libri - BlogTour #9

Questo frammento postato dal Blog Alla Scoperta di Libri offre un altro aspetto di “Fotografie in Re Maggiore”, non solo quello di Elisa e Livia alle prese con i loro problemi sentimentali. Problemi ce ne sono sempre... ma con la pioggia e una bicicletta. Elisa si trova impegnata in un’escursione in bicicletta nella piatta campagna belga, dove ha accompagnato Andrea in un viaggio per lavoro:


– Pronto –
– Livia, sono Elisa –
– Ma per chiamarmi dal Belgio sul cellulare devi esser diventata ricca! –
– No, solo disperata! –
– Cosa ti è successo? –
– Voglio scappare –
– Problemi con Andrea? –
– No, con la bicicletta –
– Bicicletta? –
– Liviaaa! Qui vanno tutti in bicicletta! –
– E non sei capace? –
– Sì sono capace, ma io non ho nulla di adatto per fare una gita in bici e simili escursioni, dovresti vedere i miei stivali come si sono ridotti! –
– Hai spezzato il tacco? Di quali? Ti avevo prestato degli stivali per partire? Sono i miei? –
– No, sono i miei neri, sono solo sporchi… però! –
– Dai non preoccuparti –
– E poi sono caduta! –
– Sei caduta? –
– Sì, tutti vanno velocissimi! Ma io non ci riesco, ho detto loro di andare avanti, che li avrei raggiunti, ma adesso ha iniziato a piovere e per evitare una buca a terra sono caduta –
– Ti sei fatta male? –
– No, cioè un ginocchio mi fa male, ma nulla di grave. Sono seduta a un lato della strada, qui a terra, con accanto la mia bicicletta, sotto la pioggia! –
– Su! Ora sei disperata, ma vedrai che quando sarai asciutta, al caldo e al sicuro, ti sembrerà di aver passato un momento divertente–
– No, non è uno di quei momenti che si ricordano con ilarità –
– Prima o poi sarai a casa tranquilla e allora potrai dimenticarti di questo momento. Quali sono gli altri piani? –
– Questa sera andiamo a cena in un ristorante con i colleghi belgi di Andrea –
– Non potrà esser così male –
– Ti prego! Parleranno fiammingo tutto il tempo! –
– Parlano in inglese? Capiscono l’italiano? – 
– No, non capiscono l’italiano, ma parlano inglese anche troppo bene–
– Dai, pensa che al ristorante sarai al chiuso e senza bicicletta… concentrati sul cibo! –
– I miei capelli sono un tale disastro! –
– Si sa che il Belgio è una zona piovosa –
– Lo so… però! Ok, mi rimetto sulla dannata bicicletta! I belgi avranno già chiamato le squadre di soccorso per cercare l’imbranata italiana che è caduta dalla bicicletta! –
– Ok, non deprimerti per queste cose! Divertiti! –
– Grazie per il conforto –
– A domani! –
– No, domani sera torno tardi e mi fermo a dormire a casa di Andrea, quindi a dopodomani, sempre se sopravvivo –
– Allora a dopodomani! Non perderti con la bici –
– Speriamo di no! Ciao –
– Ciao –
Riattaccammo.
Ero io a perdermi ora, non in bicicletta, solo nel passato.
Il liceo con Elisa, quando passavamo interi pomeriggi a divertirci con così poco. Le nostre fantasticherie, i progetti, le risate. Il liceo, poi l’università. Gli anni passati tra lezioni, libri, appunti, dispense e fotocopie. Le serate fuori per dimenticarsi d’aver studiato tutto il giorno. I pranzi e le cene con i libri aperti di fronte, con la mente disturbata dai concetti studiati che s’intrecciavano con le nostre giornate. Quei pranzi e quelle cene che altro non erano che cioccolate calde in inverno e gelati in estate, talvolta una crêpes in due. L’ultimo anno di università, le due stanze in affitto nello stesso appartamento con altre due studentesse. La libertà arrivata tutta insieme, le stupide liti con le coinquiline, la lavatrice rotta.
Quanto tempo era passato?
Non molto, eppure mi sembravano ricordi di una vita precedente.
Avevo rimpianti? No, solo nostalgia.


In questo estratto ci sono solo Elisa e Livia... nessun problema di visione dell’amore. Eppure anche qui le differenze caratteriali delle due protagoniste sono evidenti: Elisa tende alla “drammatizzazione” anche in altri ambiti, Livia invece cerca di portare argomentazioni pratiche e positive (in fondo, però, è facile essere ottimisti, quando non si è in prima persona in bicicletta sotto la pioggia). Inoltre un piccolo assaggio degli aspetti più riflessivi che sono presenti nel romanzo: Livia ripensa a come è cresciuta la sua amicizia con Elisa, due ragazze che s’incontrano al liceo e che poi maturano insieme, loro cambiano, ma non il loro legame, perché se da una parte abbiamo visto che Livia non crede nell’amore per sempre, dall’altra non dubita mai della presenza di Elisa nella sua vita, dell’amicizia per sempre. “Fotografie in Re Maggiore” non è assolutamente un romanzo autobiografico, ma questa disavventura sì! La pioggia in bicicletta in Belgio è (purtroppo) un’esperienza sin troppo presente nella quotidianità dell'autrice. E anche l’episodio che segue nel romanzo, dove Elisa è persa tra i boschi, di notte con i tacchi è capitata a Claudia Bresolin.



Ringrazio Cristina ShayLee che ha pubblicato questo post in anteprima nel suo blog Alla scoperta di libri



lunedì 11 luglio 2016

Aforismi e citazioni - Words of books - BlogTour #8

Eccoci arrivati all'8° tappa del BlogTour.
Citazioni e aforismi da Fotografie in Re Maggiore, ma non solo in questo post apparso sul blog di Clarissa: Words of Books

Come vi dicevo in questo post troverete aforismi e citazione perché, non so se anche voi lo fate ma io segno un po' ovunque le frasi del libro che sto leggendo. Immagino che anche a voi capiti e di sicuro vi sarà facile capire come nella testa rimangano impressi dei passaggi di alcuni libri.

Ci sono casi, addirittura, in cui alcune citazioni o aforismi sono divenuti famosi quasi quanto il libro da cui è tratto, come ad esempio l’incipit di Orgoglio e Pregiudizio: “È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.”

Elisa e Livia, le nostre protagoniste, sono delle lettrici appassionate e per questo Fotografie in Re Maggiore contiene molte citazioni tratte da altre opere. I richiami a libri e autori sono a volte espliciti, altre sono un po’ nascosti o parafrasati.

E oggi ne scopriremo alcuni:

L'omicidio è sempre un errore: non si dovrebbe mai fare niente di cui non si possa parlare dopo cena.

(O. Wilde – citato da Livia)

Mrs Dalloway disse che li avrebbe comprati lei i fiori.

(V. Woolf – citata da Elisa)

E come potrei esser infelice con una tristezza così? Non cambierei la mia tristezza con alcun’altra felicità.

(Dostoevskij – citato da Elisa)


Aforismi - Fotografie in Re Maggiore

Aforismi - Fotografie in Re Maggiore


Con l'autrice abbiamo pensato di lasciare qualche frase in questo post, un po’ di romanzo in pillole per cercare di comunicarvi il suo spirito senza la presunzione di lasciare dietro di sé citazioni che diverranno famosi aforismi... ma condividendo con voi qualche momento della lettura:



Se si potesse morire d’imbarazzo, io ne sarei certamente una vittima.


Elisa è morta e le ho promesso in punto di morte di non uscire i giorni pari dopo le cinque.


Il flirt è bello quando dura poco


Non c’è nulla di peggio che odiare qualcuno che tutti gli altri adorano


Non si hanno mai abbastanza scarpe e non se ne portano mai a sufficienza in viaggio!


Non ci si può distrarre neanche un istante, perché il giorno in cui si esce di casa un pochino “scomposti”, quello è il giorno in cui s’incontra o il ragazzo perfetto o la ragazza impeccabile, pronta a portarci via il ragazzo che ci accompagna.


Si deve trascorrere una vita a tentare di essere felici, non a evitare di soffrire.


Il post completo si trova su Words of Books il blog di Clarissa che ringrazio.

Wordsofbooks.P

giovedì 7 luglio 2016

La copertina - Desperate Bookswife - BlogTour #7

Un pianoforte, Elisa.
Una macchina fotografica, Livia.
                                                                                                     

Il romanzo potrebbe essere riassunto con queste due semplici immagini.Da una parte abbiamo la musica, Elisa: emotiva, romantica alla ricerca di un amore perfetto, duraturo, come quello dei romanzi romantici Ottocenteschi, dove l’eroina è pronta a tutto come Anna Karenina, come Cathy Di Wuthering Heights.

Dall’altra abbiamo una fotografia lucida della realtà, disincantata, Livia: vuole mantenere la sua indipendenza e non vuole mettere a rischio se stessa per i sentimenti. Ciò non significa non innamorarsi, ma semplicemente non credere che l’amore sia per sempre.

Fotografie e musica si legano in questo romanzo, Elisa e Livia s’intrecciano formando un equilibrio perfetto. Il pianoforte stesso rappresenta una metafora per i caratteri di Livia e Elisa, il bianco e il nero dei due caratteri, ma anche l’armonia che scaturisce dall’unione di queste due differenze.
Una sinergia tra musica, parole e fotografie: un romanzo dove Elisa e Livia vivono con una costante colonna sonora nella testa (lo dice Livia prendendo in giro l’ossessione musicale di Elisa). Livia lavora a stretto contatto con la letteratura, ma è anche una fotografa che cerca di ritrarre attraverso le foto la sua visione della realtá. Elisa sceglie la musica per Livia, Livia scatta spesso fotografie a Elisa.
L’elemento floreale richiama la delicatezza di alcuni momenti narrativi, non solo un elemento decorativo. I fiori sono ben presenti nella vita di Elisa e Livia: ci sono i gigli nel salone all’inizio del romanzo, Elisa compra ogni lunedí fiori freschi reincarnandosi in Mrs Dalloway, Leo manda fiori di notte a Livia e poi quelli regalati da Andrea ad Elisa per farsi perdonare...
Musica, fotografie e parole soavi come petali.


Un grazie a Salvia e al suo blog Desperate Bookswife per aver ospitato questo post sulla copertina di Fotografie in Re Maggiore

desperate books wife

domenica 19 giugno 2016

Una ricetta letteraria - La Fenice Book - BlogTour #6

La sesta tappa del BlogTour è una tappa culinaria; il blog La Fenice Book ha infatti ospitato una ricetta tratta dal Gattopardo, citata in Fotografie in Re Maggiore... una buona idea per un pranzo domenicale letterario!

Nel romanzo il Gattopardo si parla del timballo di maccheroni del signor Monsú.
Le protagoniste di Fotografie in Re Maggiore si lanciano nell’impresa di cucinarlo:

Ero certa che gli ospiti alle nostre cene non capivano davvero quanto tempo passassimo in cucina per preparare qualcosa di “buono, originale, raffinato, non pretenzioso, non costoso, che-non-ci-obbligasse-a-stare-tutto-il-tempo-in-cucina-in-presenza-degli-invitati”. Sicuramente Andrea non se ne rendeva conto.
Livia aveva i capelli cosparsi di farina, se ne accorse:
– No, no, no! –
Leo aveva cucinato per Livia il timballo del Gattopardo un paio di settimane prima e lei era impazzita. Fatica sprecata secondo me:
– Te l’avevo detto che dovevamo ordinare qualcosa di pronto... cinese, pizza, marocchino–
– Avevi ragione, ma questo piatto cucinato da Leo è sembrato così semplice –
– Ma stiamo cucinando per: Gianluca che quando t’invita a pranzo ti propina i bastoncini di pesce! Camilla, che la pasta non riesce mai a scolarla al momento giusto. Non so molto di Nicola e Fabio in cucina... ma non mi sembrano dei gran cuochi –
– Hai ragione, più che darti ragione non posso fare –
Aprì il forno e ci sbatté dentro la teglia.
– Livia? –
– Sì –
– Oggi mi sono resa conto che non nella mia vita non c’è alcun segreto... non è un po’ triste?–
– No, che segreti dovresti avere? Un conto bancario alle Cayman? –
– Beh, tu hai la storia con Leo da nascondere. Insomma se domani sparissi, gli inquirenti inizierebbero a fare delle ricerche, risalirebbero alla storia segreta con Leo, alla doppia relazione con Mattia... in televisione non si parlerebbe d’altro che della tua scomparsa –
Livia sgranò gli occhi, evidentemente l’idea della sua scomparsa alla ribalta non la rendeva felice.
– Se io sparissi, al telegiornale si parlerebbe ben poco di me –
– Non ne sono certa, io lo direi subito che sei pazza –
Riflettei un po’:
– Leo sarebbe il primo sospettato del tuo omicidio –
– Ma non ero scomparsa? –
– Ma sì, è uguale –
– Sei sicura che l’anestetizzante usato dal dentista non abbia avuto effetti collaterali? –
(Fotografie in Re Maggiore)

Il timballo del Gattopardo è un antica ricetta siciliana che veniva gustata soprattutto dalle classi aristocratiche. Ecco la descrizione del timballo nel Gattopardo, durante un banchetto nella residenza estiva di Donnafugata:

L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava non erano che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un vapore carico di aromi, si scorgevano poi i fegatini di pollo, gli ovetti duri, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi impigliate nella massa untuosa, caldissima dei maccheroncini corti cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.
(Il Gattopardo - Tomasi di Lampedusa)

Dalla descrizione si puó intuire che è un piatto caratterizzato da molti ingredienti e che mescola dolce e salato. Ecco una ricetta che potrebbe avvicinarsi a quella descritta da Tomasi de Lampedusa:

Ingredienti

Per il ripieno
400 ml sugo di carne, 1/2 pollo lessato, 100 g funghi, 100 g fegatini di pollo, 200 g prosciutto cotto, tagliato a striscioline, 100 g di salsiccia, 120 g pisellini novelli, 500 g maccheroni, parmigiano grattugiato, 3 uova sode a fette,
sale e pepe, un tartufo nero.

Per la pasta frolla
400 g di farina, 200 g di zucchero, 200 g di burro a temperatura ambiente, sale e cannella un pizzico, 4 tuorli d'uovo.

Per la crema pasticcera
3 cucchiai di zucchero, 3 tuorli d'uovo, 2 cucchiai di farina, sale e cannella un pizzico, 1/2 litro di latte.

Forse perchè mpazzita come Livia, io stessa ho provato a farne una versione più moderna e meno aristocratica, sicuramente più semplice. Di solito non adoro mescolare i diversi tipi di carne e l’idea della pasta nella pasta sfoglia mi sembrava davvero pesante... peró dovevo pur mantenere qualcosa del timballo del signor Monsù.

Quindi, ecco la mia versione della ricetta... o quella di Elisa e Livia:

Timballo di pasta di Elisa e Livia

Ingredienti


Pasta frolla classica (abbastanza per farne due dischi da 30 cm di diametro, spessa non piú di 1 cm.
Per il ripieno
250 ml sugo di carne
2 Petti di pollo lessato
100 g funghi,
100 g prosciutto cotto tagliato a striscioline
100 g pisellini novelli,
200 g maccheroni,
cannella,
noce moscada
timo
sale e pepe

Con le quantità date viene un ripieno per un timballo abbastanza alto, a me avanza sempre un po’ del ripieno. 
La preparazione è lunga, ma semplice: i funghi vanno tagliati pezzetti e cotti in umido in un tegame e cosí anche i piselli (possono essere cotti insieme, ma attenzione che i funghi cuociono piú velocemente). Quando sono cotti aggiungere 2 mestoli di sugo (il sugo non deve essere troppo denso) aggiungete sale, pepe e speziate con un po’di timo, noce moscata e un cucchiaio di cannella. Lasciar cuocere per un paio di minuti, poi togliere dal fuoco e unire il prosciutto cotto tagliato a stricioline. Cuocere la pasta al dente in acqua salata e aggiungerla al resto. Poi bollire i petti di pollo e tagliarli a pezzetti (non troppo grandi, dadini di 2 cm).
 Mescolare il tutto in una ciotola abbastanza grande.
Nel frattempo stendere due dischi di pasta frolla (io ho una teglia di 26 cm e ho fatto due dischi di 30 cm) in una teglia tonda stendere la pasta sfoglia, riempirla con il ripieno e chiuderla con l’altro disco di pasta frolla. Infornare il tutto per 30 minuti a 210 gradi (dipende molto dal forno, considerate che l’unica cosa che va cotta è la pasta frolla).
E ta-ta-da-daaa, un piatto sicuramente completo, da non mangiare prima di un bagno in mare o in piscina.

Io ho allegato la foto del mio, ma se cercate timballo di pasta del Gattopardo trovere timballi dall’aspetto e dal sapore sicuramente piú filologicamente corretti.

Buon appetito e buona lettura!

Ps: Per chi osa e per chi ama i contrasti dolce salato al ripieno puó essere aggiunta una spolverata di zucchero di canna al ripieno, per richiamare la mistione con la crema pasticcera.

Un Ringraziamento a Rosa e il blog La Fenice Book
La Fenice Book